il mondo perduto di Ultimo…

Il mondo perduto di Ultimo…

Quel mondo rurale che ci a iuta a rivivere il film Amarcord di Fellini, in molti luoghi è sparito, non c’è più! Non solo perché sono cambiati i tempi A volte è’ andato perduto con lo spopolamento rurale. Un fenomeno che ha lasciato tracce profonde nel nostro paese.

Dopo la guerra, la politica per la ricostruzione ha fatto leggi e finanziamenti soprattutto per incentivare lo sviluppo dell’industria, che è diventata poi il traino dell’economia del paese. Il contemporaneo boom economico e l’industria che richiedeva manodopera pagandola bene, per migliaia di braccianti e contadini diventa una forte attrattiva di lavoro. E a partire dagli anni 60, da ogni parte d’Italia si riversano nell’industria. La campagna e la montagna diventa una realtà da cui fuggire. L’industria rappresenta uno stipendio più alto e certo, e i contributi per la pensione; l’alternativa al lavoro duro nell’agricoltura, di grandi disagi, eccessiva fatica per scarsi ed incerti risultati, con il conseguente abbandono di campi e poderi, che per secoli erano stati l’unico sostentamento di generazioni. La società cambia. Si diventa emigranti, impiegati, pendolari con il sogno di molti del figlio laureato e c’è chi invece resta ma fa il doppio lavoro. Le famiglie numerose si sfaldano e chi è rimasto nell’agricoltura si è trovato a combattere con l’autosufficienza del podere che è entrata in crisi. Per alcuni anche la meccanizzazione e l’automazione non sono serviti ad abbattere i costi ed incentivare i guadagni. Alla fine del secolo scorso la globalizzazione, l’entrata nella comunità europea e la crisi del latte che genera, hanno contribuito ulteriormente alla cessazione di attività di piccole e medie realtà agricole a conduzione familiare di vecchia concezione, che vivevano solo dei proventi dell’allevamento di bovini da carne e produzione di latte e cereali. E così nelle campagne ed in particolare nelle montagna e colline esistono un po’ ovunque casali abbandonati e diroccati a memoria del passato. Con essi si è perduta la vita nel silenzio della campagna legata alle tradizioni, ai ritmi della terra e delle stagioni. Sono entrati in crisi valori antichi legati alle radici, e la sapienza delle comunità tramandate oralmente nei racconti e nei proverbi dai vecchi. Finite le storie e leggende locali raccontate ai più giovani davanti alla stufa o il focolare. Di guerre, alluvioni, diavoli e streghe con la luna piena sotto i ponti e carestie ed epidemie passate a cui erano sopravvissuti. Fattorie per decenni abbandonate, oggi sono la seconda casa di molte famiglie in cerca di un rifugio dalla vita moderna delle città. Ma tante restano nel silenzio in attesa, che qualcuno le faccia rivivere.

N.B. Le immagini utilizzate nella realizzazione di questo articolo non hanno nessuna attinenza reale con la poesia che e puramente frutto di fantasia e ricordi dell’autore . Sono state utilizzate a scopo creativo perché adatte al testo scritto. Ogni riferimento a realtà esistenti è puramente casuale.

(clicca sulle foto per ingrandirle)

 

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